Per la Corte l’accesso abusivo si realizza anche se all’imputato era stata comunicata in precedenza la password. Spacciandosi per il titolare, si rischia anche la sostituzione di persona
Rischia una condanna per accesso abusivo a sistema informatico il marito che entra nel profilo Facebook della moglie, sebbene egli fosse a conoscenza del nome utente e della password poiché la moglie glieli aveva comunicati in precedenza.
È la conclusione a cui è giunta la sezione penale della Corte di Cassazione in due sentenze rese il 22 gennaio 2019, ovvero la numero n. 2905 e la n. 2942.
La prima vicenda ha visto confermare la condanna nei confronti di un uomo per il reato di cui all’art. 615-ter c.p., da lui commesso tramite accesso al profilo FB della moglie utilizzando nome utente e password a lui noti. In Cassazione, lo stesso si era difesa rilevando che la password gli era stata comunicata dalla moglie e dunque avrebbe potuto dubitarsi dell’operatività della norma di cui all’art. 615-ter del codice penale.
I Giudici, richiamando un caso analogo (Cass., sent. n. 52572/2017), ritengono che il fatto che il ricorrente fosse a conoscenza delle chiavi di accesso della moglie al sistema informatico, quand’anche fosse stata quest’ultima a renderle note offrendo in passato un’implicita autorizzazione all’accesso, non esclude comunque il carattere abusivo degli accessi.
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Commette sostituzione di persona chi accede all’account FB altrui spacciandosi per il titolare.
Alla stessa conclusione, la Cassazione è giunta anche nella sentenza n. 2942, pronunciandosi sul ricorso di un uomo condannato anche per sostituzione di persona: oltre ad essersi introdotto abusivamente nel profilo FB e nell’email della sua ex, l’imputato aveva modificato la password e, per creare un danno alla donna, si era a lei sostituito fingendosi la titolare del profilo e aveva scritto frasi ed epiteti ingiuriosi all’allora suo fidanzato.